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Finanziare un’idea in Sardegna 5 aprile 2009

Posted by Redazione in Economia e lavoro.
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di Paolo Cusinu

Il Politecnico di Torino da all’ingegnere le conoscenze e gli strumenti per coltivare le sue idee e per portarle a frutto. Purtroppo, nel mondo di oggi tutto ciò non basta per trasformare queste idee in uno strumento di creazione di ricchezza, un’impresa. Chi possiede una tecnologia vincente può sfruttare diverse opportunità nel cercare di realizzare una piccola e  media impresa partendo da un idea innovativa.
Questo articolo si propone di indicare alcune di queste opportunità.

Anzitutto, i siti istituzionali dell’Unione Europea e dei Ministeri Italiani spesso pubblicano dei bandi di finanziamento che mirano ad  alimentare la ricerca oppure lo sviluppo di prodotti innovativi nell’ambito dell’attività di impresa. Ecco una delle risorse su cui puntare.

L’Unione Europea prevede tutta una serie di aiuti per le regioni classificate come “svantaggiate”.
La Sardegna (come alcune altre regioni del Sud) fa purtroppo parte di questa categoria.
Gli aiuti sono concessi dalla Regione Sardegna nella forma di finanziamenti per quei progetti che si collocano nell’ottica degli obiettivi di crescita previsti. Gli uffici della Regione provvedono a individuare un soggetto attuatore (una banca, un istituto di credito, ecc.) che gestisce materialmente la concessione dei fondi ai progetti proponenti (di solito piccole e medie imprese o centri di ricerca). Il finanziamento è reso pubblico mediante il bollettino ufficiale, il sito web della Regione Sardegna e il sito web del soggetto attuatore. Per chi vuole proporre un progetto, tutta la documentazione è liberamente scaricabile da un sito web così come le ultime novità sul bando (variazioni dello stesso, della data di scadenza, ecc.). Le domande presentate sono oggetto di una attenta selezione e il finanziamento viene concesso ai progetti più meritevoli. La Regione Sardegna provvede, inoltre, ad effettuare un attento controllo sul rispetto degli impegni previsti da parte dei soggetti vincitori. Nella fase della programmazione Europea 2000-2006, i bandi mirano a finanziare progetti di ricerca e sviluppo per la creazione di centri di eccellenza in alcuni settori; tali settori sono indicati come prevalenti per gli obiettivi a lungo termine della programmazione.
Un bando attualmente aperto (fino al 5 giugno 2007) è la “Misura 3.13 – POR Sardegna 2000-2006“; per maggiori informazioni fare riferimento al sito di Sardegna Ricerche. Un altra forma di finanziamento è resa disponibile da un certo numero di Leggi Italiane che prevedono dei contributi volti a migliorare la competitività delle imprese già esistenti o a favorire la creazione di nuove imprese. Queste leggi, di solito, selezionano alcuni settori da finanziare (artigianato, ICT, ecc.) oppure hanno modalità di utilizzo ben precise (ad esempio per internazionalizzazione, ecc.). Per ulteriori informazioni fare riferimento al sito di MCC.
Per un giovane ingegnere una forma meno appariscente per finanziare un’attività imprenditoriale può essere il prestito d’onore. A volte anche questa iniziativa si colloca in uno schema più ampio di leggi e finanziamenti in cui il prestito è agevolato o compartecipato da un ente regionale. Nel settore privato, i finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo possono essere ottenuti da grandi aziende (FIAT, ecc.) attraverso convenzioni con istituti di ricerca o università (il Politecnico, l’istituto Mario Boella, l’Università di Cagliari, ecc.). Infine un aiuto (a volte attraverso un finanziamento) viene dato dagli incubatori delle imprese (per esempio I3P al Politecnico), oppure dalle business competition che di solito mirano a finanziare le migliori idee o i migliori business plan. Per citare un esempio, la Startcup del Politecnico di Torino mette in palio quest’anno per i migliori 3 business plan un premio in denaro di 20,000 euro 15,000 euro e 10,000 euro rispettivamente.
Tipicamente se si possiede un’idea innovativa il primo passo è cercare l’aiuto di un docente o di un ingegnere con maggiore esperienza oppure mandare il cv a un laboratorio che lavora sull’ambito scelto. Un buon punto di partenza può essere un tirocinio oppure una tesi di laurea volti ad approfondire la tematica di interesse e a produrre qualcosa di tangibile (una pubblicazione, un prototipo, un brevetto, ecc.) da usare come garanzia per richiedere il finanziamento.

Come tutti i problemi ingegneristici anche il finanziamento di una idea è un problema risolvibile se affrontato con metodo…

Energia eolica: opportunità o minaccia? 5 aprile 2009

Posted by Redazione in Sviluppo.
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di Massimo Latte

Negli ultimi anni si è assistito in Sardegna alla comparsa di numerosissimi cantieri per l’installazione di centrali eoliche per la produzione di energia pulita. Per alcuni la produzione di energia eolica nell’isola rappresentava l’incredibile opportunità di eliminare la dipendenza della regione dal petrolio (che è attualmente al 50%), per altri la minaccia di una devastazione ambientale.
Nel piano energetico regionale approvato dalla precedente giunta del centrodestra era prevista una produzione di energia eolica pari a 2000 MW, e delle oltre 2700 pale turbine eoliche proposte alla regione dalle aziende produttrici, capaci di produrre quasi 3740 MW, ne sarebbero state approvate, dalla giunta attuale, poco più della metà. Tuttavia nella seduta del 27 luglio 2007 è stato revocato il bando per l’installazione di impianti per la produzione di 900 MW e sospeso per sei mesi l’esame delle istanze per l’installazione di 840 pale eoliche che avrebbero prodotto all’incirca 1200 MW. Poiché l’eolico è la fonte di energia rinnovabile più efficiente e tecnologica, è stato privilegiato dal decreto Bersani il quale prevede che almeno il 2% dell’energia prodotta provenga da fonti rinnovabili.
Si può subito notare come questo sia un vero affare per le aziende produttrici di energia pulita che possono vendere energia al gestore della rete e i certificati verdi a chi utilizza fonti inquinanti (infatti i produttori che utilizzano fonti tradizionali devono procurarsi certificati verdi per il 2% della loro produzione). Tuttavia, sebbene le pale eoliche non producano alcun tipo di inquinamento se non un po’ di rumore, si tratta di giganti alti dai 25 ai 100 metri, e ciò ha portato un numero sempre maggiore di persone a schierarsi contro l’installazione di parchi eolici in Sardegna. Per esempio molti sostengono che , visto che il programma energetico nazionale prevede la produzione di 2500 MW di energia eolica entro il 2012, non ha senso che la Sardegna si faccia carico dell’80% della produzione nazionale.
Altri ritengono che proprio questo fatto renderebbe l’eolico una risorsa immensa per l’isola, oltre al fatto che l’elevato costo di produzione di energia da fonte eolica può essere abbattuto con l’utilizzo del carbone, favorendo così l’industria di estrazione del Sulcis e di Porto Torres. E queste sono solo due dell’infinità di opinioni che sono state espresse sull’argomento. In definitiva il problema dell’eolico sembra ancora lontano dall’essere risolto, resta fuori discussione il fatto che esso possa costituire una validissima alternativa alle fonti inquinanti oltre che un’enorme risorse per l’isola, così come, però non si può negare il fatto che l’ambiente stesso sia già, di per sé, una delle principali risorse della regione.

Il problema sarà quindi risolto solo quando si troverà il giusto compromesso tra i due fattori, ammesso che lo si trovi, perché se si continua così…

Il software libero incontra “sa Limba Sarda” 5 aprile 2009

Posted by Redazione in Tecnologia.
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di Massimo Cireddu

Craca Innantis e a pustis craca apitzus de su butoni Imprenta…” gli diceva al telefono il tecnico, e il signore che era in ascolto, un’uomo della zona di Ortacesus, aveva capito tutto!
Quello che avete letto non è l’inizio di un libro di fantascienza, ma quello che potrebbe succedere tra un paio di mesi grazie a SardFox.
SardFox, infatti, è un progetto per tradurre il più famoso browser Open Source, Firefox, in lingua sarda. Per capire meglio di che cosa si tratta abbiamo posto alcune domanda a le persone che stanno lavorando su SardFox.

Domanda: Come vi è venuta l’idea di tradurre Firefox in sardo?
Risposta: Vedi, la lingua è una delle cose più importanti che una cultura e un popolo possono esprimere. Se i nostri padri o i nostri nonni ci avessero trasmesso i loro insegnamenti in italiano o in inglese, sicuramente sarebbero stati molto diversi da quelli che ci hanno dato in sardo. La lingua è il modo che un popolo ha di vedere e riflettere sul mondo. Dunque, dato che attualmente e sempre di più in futuro, si rifletterà e dialogherà utilizzando Internet, perché non pensare di poter avere uno strumento che possa portare la lingua sarda nella Rete?

D: Dunque un sardo per il futuro?
R: Certo! Il sardo è una lingua che, di anno in anno, è stata sempre più posta in secondo piano. A causa dei fatti storici che conosciamo, la nostra lingua non è stata usata nella scuola, nella radio o nella televisione. Si sono perse molte opportunità e si sono fatti molti errori, ma imparando da questi si può sempre migliorare… e internet può essere l’inizio di un nuovo periodo per il sardo.

D: Il sardo nella rete mondiale. Che senso ha?
R: Un popolo che parla la sua lingua è un popolo vivo, che ragiona sulla sua cultura e che è capace di aprirsi al mondo; un popolo e una nazione dialogano con gli altri proprio perché hanno un’identità e qualcosa da dire. Proprio quando ci confrontiamo all’interno di un posto dove c’è tutto il mondo dobbiamo avere più forti le nostre radici.

D: La questione della lingua non è solamente sarda?
R: In tutta Europa c’è una riflessione su come “salvare” le lingue “minoritarie”, e ci sono molti posti, come la Catalogna e i Paesi Baschi, dove ci si riesce. Guardando a questi popoli si può vedere come non si siano arroccati usando la loro lingua solamente nelle situazioni “tradizionali” ma si sono messi a rielaborare anno per anno la lingua per i nuovi campi che man mano nascevano. Non a caso, già da parecchi anni, i software Open Source più importanti sono stati tradotti in queste lingue.

D: Si, ma il catalano e il basco sono più conosciuti internazionalmente.
R: Questa è un’idea che hanno molti sardi, ma che non è la verità. Il sardo è riconosciuto internazionalmente come tutte le altre lingue. Per esempio, l’ISO (Organizzazione per gli Standard Internazionali) ha considerato nello standard ISO 639-1 il sardo una lingua con il codice sc, così come l’italiano (it) o l’inglese (en). Dunque, il punto è semplicemente la volontà dei sardi di usare la loro lingua.

D: Ho capito. Ma come mai avete deciso di tradurre proprio Firefox?
R: Firefox è un browser, cioè il software che serve per navigare su Internet, molto famoso ed è usato da molte persone anche in Sardegna. Il motivo principale che ci ha fatto decidere di tradurre Firefox è stata la possibilità di modificarlo liberamente come volevamo. Infatti Firefox, così come SardFox, è un software libero. Questo significa che ognuno lo può modificare liberamente, senza nessuna limitazione o vincolo. In più Firefox è rilasciato gratuitamente per ogni tipo di computer: Linux, MacOS X e Windows.

D: Mi sembra di capire che tutti quelle che ne hanno la voglia possono aiutarvi?
R: E’ proprio così! E’ questo il bello del software libero: non ci sono padroni e ognuno può aiutare per migliorarlo. E noi speriamo che le persone ci aiutino: più gente porterà le sue idee e più faremmo un buon lavoro.

D: Bene, quando sarà pronto SardFox, chi lo userà?
R: Noi vorremmo che lo usassero tutti i sardi… Non possiamo sapere se sarà così, ma negli ultimi tempi ci sono novità che ci fanno pensare che molte persone potrebbero usare SardFox. La prima è la volontà di portare la lingua sarda nelle scuole. In questo contesto SsardFox potrebbe essere uno strumento didattico capace di avvicinare i ragazzi al sardo. La seconda notizia è che il governo sardo ha deciso di utilizzare il sardo come lingua ufficiale della pubblica amministrazione. Questo significa che i lavoratori degli uffici pubblici potranno utilizzare degli strumenti informatici in sardo. Inoltre, questo progetto, nonostante sia nato da poco, ha già interessato molta gente. Per tutte queste motivazioni speriamo che SardFox possa essere utilizzato da molte persone.

D: Quando si parla di sardo, si parla di tutte le varietà del sardo. Quale è il vostro pensiero su quest’argomento?
R: Il mondo informatico è un mondo di standard. Dunque noi useremmo degli standard linguistici. Dopo degli approfonditi ragionamenti, abbiamo deciso di utilizzare fia uno standard di sperimentale di mediazione che il campidanese e il logudorese. E’ bene ricordare che le parole che sono contenute in un programma come Firefox non sono molte, quindi il problema non è così grande. L’idea è di usare parole comuni per la parte dei comandi e dei neologismi, al contrario tradurremo nelle diverse varianti la parte della guida e le frasi più lunghe. Alla fine ci piacerebbe creare uno standard nazionale per la traduzione di programmi per computer, che possa quindi anche aiutare nella traduzione di altri software. (n.d.a Guarda la pagina http://sardfox.mozdev.org/istandard.html)

D: E allora, quando potremmo usare SardFox?
R: Per il momento stiamo lavorando alla definizione di un vocabolario informatico: su Ditzionariu. Speriamo di poter finire tutto il lavoro di traduzione per quando sarà pronto Firefox 3, nei primi mesi del 2009, ma è probabile che riusciremo a fare qualche versione di test anche prima, che pubblicheremmo via via all’indirizzo http://sardfox.mozdev.org/installation.html.

Sardegna Digitale 5 aprile 2009

Posted by Redazione in Sviluppo.
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di Michele Meloni

I risultati dell’ultima rilevazione sulla diffusione della TV digitale in Sardegna dicono che: “La Sardegna è oggi la prima area regionale al mondo per la diffusione della TV digitale. Quattro famiglie su cinque sono in grado di riceverla e due famiglie su tre sono in possesso del decoder digitale terrestre.”

Per questo motivo all’inizio di Marzo 2007, in base agli accordi firmati da broadcasters, dal Ministero delle Comunicazioni e dalla Regione Autonoma della Sardegna, alcune reti nazionali hanno convertito le proprie trasmissioni esclusivamente in digitale terrestre. Si tratta della prima fase del passaggio, detto anche switch-off, dalla televisione analogica a quella digitale terrestre.

A patto di avere una copertura capillare del territorio, il fatto comporta indubbi vantaggi, prima di tutto la maggiore qualità dell’immagine video, l’aumento del numero di canali da nove ad oltre una trentina e la possibilità di avere servizi interattivi. Ad esempio attraverso Sardegna Digitale è possibile ricevere in modo del tutto gratuito informazioni e notizie sulla realtà regionale: dall’offerta di posti di lavoro aggiornata quotidianamente, alle partenze ed arrivi dei voli in tempo reale in tutti gli aeroporti sardi, dalle farmacie e guardie mediche di turno a tutti gli eventi per il tempo libero disponibili in ogni località sarda, dai servizi interattivi per gli iscritti alle Università di Cagliari e Sassari a tutte le delibere del Consiglio regionale.

Importante notare che dal punto di vista tecnologico le differenze sono sostanziali, infatti con il sistema analogico riceviamo un segnale trasmesso attraverso l’etere da un trasmettitore che raggiunge l’antenna sul tetto.
Quest’onda elettromagnetica rappresenta più o meno fedelmente l’onda elettrica in uscita dalla telecamera, un segnale continuo nel tempo che assume infiniti valori in un intervallo finito. La scena trasmessa dalla telecamera viene riprodotta sullo schermo televisivo secondo la tecnica propria dell’apparecchio (che può essere del tipo a tubo catodico (CRT), a cristalli liquidi (LCD) oppure “al plasma”). Con il sistema digitale, invece, si trasmette sempre un’onda elettromagnetica che però non è copia dell’onda elettrica generata dalla telecamera ma un flusso di bit, un flusso di dati binari, cioè in grado di assumere soltanto un numero finito di valori.
La trasformazione dell’onda elettrica in uscita dalla telecamera in flusso di dati digitali da trasmettere attraverso un’onda elettromagnetica è fatta dai circuiti di conversione analogico/digitale (A/D) che si trovano oggi direttamente dentro le telecamere, garantendo così un segnale digitale sin dai primi circuiti da attraversare. Nel flusso dei dati trasmessi, oltre alle immagini in movimento e ai suoni, possono essere incorporati dati che rappresentano qualcos’altro: lettere, programmi software, immagini fisse, comandi, più o meno come accade da tempo con il Televideo. In particolare, il sistema digitale terrestre approvato in Italia prevede l’uso della trasmissione dei dati aggiuntivi per la distribuzione di programmi software scritti secondo lo standard Multimedia Home Platform.
Attraverso l’interprete dei dati MHP incorporato in molti ricevitori è possibile usufruire dei servizi offerti dalle applicazioni. Il ricevitore occorrente per usufruire del servizio è detto “decoder” (o set top box) ed è composto da una parte sintonizzatrice identica a quella in uso con la televisione analogica ma anche di una sezione che converte il segnale digitale ricevuto dai circuiti di sintonia in segnale analogico da inviare al televisore, oltre ad altre circuitazioni come quella che gestisce le carte di accesso condizionato necessarie per la visione dei programmi a pagamento.
La differenza, inoltre, sta nel fatto che un segnale digitale se viene inviato “sotto-soglia”, cioè il rapporto segnalerumore è sotto un certo valore a causa della probabilità di errore del canale trasmissivo non viene ricevuto in alcun modo, in parole povere la TV digitale si vede bene, oppure non si vede per nulla.
Da quanto si è detto emerge un fatto di indubbia importanza: la tecnologia indice di una società avanzata è arrivata per prima in Sardegna spesso considerata, non a torto, arretrata da questo punto di vista.

Ecco che quindi qualcosa, forse, sta cambiando ed è anche compito nostro fare in modo che la crescita della nostra isola continui.

L’USV italiano vola da Tortolì 5 aprile 2009

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di Antonio Rocca

Il 24 febbraio 2007 alle ore 8:30 dall’Aeroporto di Tortolì in Sardegna, nei pressi del Poligono Interforze di Salto di Quirra, la prima navicella italiana senza pilota (USV) è entrata nella fase operativa con la simulazione del rientro in atmosfera in  volo transonico. Questo primo velivolo rappresenta un esempio unico al mondo di dimostratore aerospaziale realmente operativo.

La missione ha visto il coinvolgimento di: Agenzia Spaziale Italiana, Cnr, Aeronautica Militare, Marina Militare, Enac/ Enav, Capitaneria di Porto, Agenzia Spaziale Europea. A livello industriale, hanno partecipato alla realizzazione del prototipo: Alcatel Alenia Spazio Italia, Carlo Gavazzi Space, Vitrociset, Space Software Italia, Techno System., ISL, DEMA e Marotta.

Complessivamente la missione ha coinvolto oltre 100 tecnici, il cui lavoro è stato coordinato dall’Ufficio Programmi Spaziali del CIRA guidato da Gennaro Russo. Iniziato nel 2002, il termine del programma è previsto nel 2012. Il costo, molto contenuto rispetto agli investimenti normalmente richiesti in questo settore è pari a 179 milioni di euro, di cui 86,7 finanziati dal PRORA (Programma Nazionale Ricerca Aerospaziale ) e 80 richiesti nell’ambito del PASN (Piano AeroSpaziale Nazionale).

Obiettivo finale del programma PRORA-USV è la realizzazione di una missione orbitale completa, caratterizzata da un profilo di rientro in atmosfera evoluto rispetto a quelli convenzionali delle capsule e dello Space Shuttle, in termini di capacità di manovra e adattabilità della missione. I velivoli saranno progettati per raggiungere elevate capacità di manovra e controllo, per effettuare a bordo diverse categorie di esperimenti scientifici ed ospitare un carico pagante.

In questa prima giornata di test, l’USV ‘Castore’ è stato agganciato ad un pallone stratosferico che in 2 ore l’ha portato alla quota di galleggiamento di 21 km. Successivamente, il velivolo è stato sganciato e lasciato cadere a una velocità che ha raggiunto Mach 1,07. Durante la discesa, della durata complessiva di 70 secondi, l’USV ha effettuato una manovra di richiamata transonica ad una quota compresa tra i 16 e i 10 km. Inoltre, attraverso 500 sensori installati sul velivolo sono stati acquisiti dati sperimentali e informazioni di tipo aerodinamico e aerostrutturale, utili per lo sviluppo del progetto. La discesa si è infine conclusa con l’ammaraggio nel quale, a causa del malfunzionamento del sistema di paracadute l’USV ha impattato ad una velocità troppo elevata spezzandosi in tre grossi tronconi. Due di questi sono stai recuperati, il terzo, quello di poppa, è andato perduto in una zona di mare piuttosto profonda.
E’ in corso un’investigazione per capire nel dettaglio le cause del malfunzionamento e si sta valutando la possibilità di recupero del terzo troncone. In questa fase si rivelerà utile la raccolta delle immagini effettuate dal velivolo, grazie alle due telecamere installate a bordo.

Potrebbe essere lanciato sempre da Tortolì tra ottobre e dicembre 2007 il secondo prototipo esistente di USV che potrebbe toccare 1.8 mach ed effettuare manovre più complesse di quelle effettuate nel primo volo. In una fase successiva, il programma prevede la realizzazione di altri prototipi, gli USVX, che saranno lanciati a 200 km con il razzo Vega dal poligono equatoriale francese di Kouros per poi effettuare un rientro in atmosfera.

Arriva GASLI 5 aprile 2009

Posted by Redazione in Sviluppo.
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di Roberta Melis

Qualche anno fa in pochi erano pronti a scommetterci eppure, a cinque anni dai primi accordi tra governi, il gasdotto che collegherà Italia e Algeria è già in fase di realizzazione.

Il gasdotto Galsi sarà lungo complessivamente 1.470 chilometri di cui 640 nel territorio algerino (tra il giacimento di El Kala e Algeri) e 310 off shore tra le coste africane e quelle sarde alla profondità media di 1950 metri. Sarà di circa di 300 km il tratto all’interno della Sardegna, dal golfo di Palmas, dove il gasdotto emergerà dal mare, sino a Punta Cannigione a Golfo Aranci; l’ultimo tratto percorrerà i 220 km di mare che separano la Sardegna da Castiglion della Pescaia, in provincia di Grosseto, ad una profondità media di 90 metri; nella penisola sarà  poi individuato un centro nazionale in cui arriveranno tutte le adduzioni di gas naturale e da cui si dirameranno le tubature verso il resto d’Italia e l’Europa.
Attraverso il gasdotto Gasli arriveranno in Italia circa 8 miliardi di metri cubi di gas metano, che si andranno a sommare ai 6 miliardi che l’Enel importa già direttamente dall’Algeria attraverso il gasdotto Trasmed, che collega l’Algeria alla Sicilia, tutto ciò alla luce sia dell’incremento della domanda registrato negli ultimi anni, sia a seguito dell’accordo tra Russia e Algeria (attualmente i maggiori fornitori) per la spartizione del mercato europeo: all’Algeria andrebbero i paesi mediterranei, alla Russia l’Europa del nord.
Tra  le varie società azioniste di Galsi figurano: Sonatrac, l’ente di stato algerino che si occupa di tutte le fasi della lavorazione del gas e del petrolio,con il 36%; l’Edison con il 18;  Wintershall, società energetica del gruppo chimico tedesco Basf, che già importa gas dalla Russia,e Enel entrambe col 13,5; Hera hoding , società emiliano-romagnola pubblica, con il 9; la Regione Sardegna con il 10).

Al di là delle ragioni politiche e commerciali che hanno dato il via al progetto, e al di là delle polemiche tra Soru e Pili circa il merito di aver concluso l’accordo ( in realtà la spinta iniziale è partita unicamente della Sonatrach, l’ente di stato algerino per il gas), quel che è certo è che per la prima volta la Sardegna occupa una posizione importante in un contesto di rilievo, qual’è quello dell’approvvigionamento energetico.
“La quota di gas riservata alla Sardegna consentirà – ha spiegato Soru – di far fronte alle esigenze delle imprese e delle famiglie sarde fino al 2030. Inoltre ci sarà abbattimento del 40% della bolletta energetica sarda”. La regione, infatti, potrà disporre di un approvvigionamento di 2 miliardi di metri cubi di metano (molto più dei 900 milioni che rappresentano l’attuale fabbisogno energetico dell’isola) ad un prezzo vantaggioso, essendo la Regione Sardegna azionista del gasdotto e il territorio ne è, in un certo senso, infrastruttura.

La promessa del Presidente della Regione è che l’inizio della fornitura partirà non oltre il 2009, per allora si pensa sarà già completa la rete interna dell’isola per la distribuzione del gas, i cui lavori sono già iniziati da tempo, con 150 milioni di euro attualmente già spesi.

Insieme per costruire un futuro concreto 5 aprile 2009

Posted by Redazione in Università e formazione.
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di Andrea Lai

Ingegna è nata l’anno scorso da un’ idea di un gruppo di studenti del Politecnico di Torino. Il proposito iniziale era quello di creare un gruppo di studenti e neolaureati che potessero mettere a disposizione le proprie conoscenze per lo sviluppo tecnologico dell’isola.
Da qui nasce difatti il nome dell’associazione : INGEGNA, acronimo contratto di Ingegneri per la Sardegna.
Di primo acchito il nome potrebbe trarre in inganno in quanto induce a pensare che solo ingegneri possano far parte di questa associazione. Invece Ingegna è nata come associazione studentesca presso il Politecnico e continua a svilupparsi ed espandersi. Speriamo, a breve, di poter essere presenti  presso gli altri grossi poli ingegneristici italiani.
Come associazione ci proponiamo di sviluppare diverse attività che possano essere di aiuto ai soci e allo stesso tempo motivarci nel nostro progetto di sviluppo tecnologico della Sardegna. I punti chiave di INGEGNA sono diversi e li espongo in breve.
E’ stata creata una sorta di Comunità virtuale ed è  già attivo il sito internet dotato di forum per aiutare i soci ad interagire e scambiarsi opinioni e suggerimenti utili (proposte di lavoro, di stage, di tesi). In parallelo al sito è stata messa su una mailing-list per rafforzare e rendere più immediato il contatto tra i soci.

La comunità virtuale è il perno di INGEGNA.

Con la nuova concezione di mobilità è utile avere una sorta di “sede virtuale” per mantenere uniti tutti  quanti in qualsiasi punto del mondo si trovino. Grazie a internet difatti, gli impegni dei soci sono molto semplificati e possono essere gestiti tramite un click
Vogliamo, per l’anno accademico che viene, istituire un supporto didattico tra soci perché è importante aiutarsi tra di noi in qualsiasi modo. Questo supporto è notevolmente semplificato dall’istituzione della comunità virtuale che aiuta a creare una rete su cui fare affidamento in caso qualcuno abbia bisogno di contattare chiunque si offra per fare del tutoraggio e sostegno didattico.

Tra i nostri progetti c’è lo sviluppo di un periodico, come questo che state leggendo, estremamente semplice in cui ognuno dei nostri soci potrà esprimere le sue idee e proporre idee innovative per lo sviluppo tecnologico della nostra Isola. Inoltre il periodico, assieme al sito, sarà il megafono dell’associazione con l’intento di poterci confrontare con le difficoltà che gli studenti Sardi incontrano una volta finiti gli studi per tornare a casa. Il periodico, come  potete vedere, è in fase di definizione e crescita. Speriamo nei prossimi numeri di poter avere un numero sempre più crescente di articoli e di ragazzi coinvolti nell’attività di redazione.
Inoltre tra in nostri punti chiave ci sarà quello dell’orientamento per i nuovi arrivati: INGEGNA si pone come obiettivo quello di essere una bussola per le matricole sarde che si affacciano al mondo universitario. Per questo all’inizio di ogni anno accademico monteremo gazebo per fare in modo che gli studenti  sardi veterani possano dare una mano alle matricole. Per ultimo, ma non per questo il meno interessante, organizzare eventi di carattere culturale: Mostre e conferenze scientifiche che abbiano sempre al centro la Sardegna. E’ nostro obiettivo smuovere discussioni su tematiche di tipo energetico, imprenditoriale, industriale per creare impresa e tecnologia in  Sardegna e di conseguenza posti di lavoro.
Queste sono le nostre intenzioni a breve termine.
Non rimane che sottolineare che il ruolo più importante di INGEGNA è quello di costruire un “vivaio” di giovani studenti di ingegneria da cui tutte le aziende sarde possano attingere e, soprattutto, a cui le istituzioni devono guardare. Noi vogliamo mettere a disposizione le nostre conoscenze per il bene della Sardegna. Abbiamo uno spirito regionale che ci contraddistingue dagli altri e per questo ci vogliamo impegnare fino in fondo nel nostro progetto. Infatti crediamo che sia utile aiutarci a vicenda. Questo discorso può essere esteso anche ai non sardi. Il Politecnico è sempre più una realtà multi regionale e multietnica. Sono tanti i sardi, ma sono tanti i pugliesi, i calabresi, i lucani, i siciliani e tanti altri. Sarebbe utile che ognuno di questi si unisse, come stiamo facendo noi, e facesse qualcosa per rendersi utile alla propria regione e noi avremo il piacere di aiutarli.
Attualmente tra le fila della nostra associazione ci sono studenti, laureandi, laureati e ricercatori in ingegneria che già lavorano in Italia e in diverse parti del mondo. Come abbiamo sottolineato precedentemente la sede principale è presso il Politecnico di Torino ma ci stiamo già muovendo per avviare sedi presso il Politecnico di Milano e anche presso Roma. Ma per adesso vi aspettiamo numerosi qui a Torino. Sperando che il Politecnico ci conceda presto una sede, potete iscrivervi nel nostro sito.

Contiamo su di voi e sul vostro supporto.